Henné o tinta? Questo è il dilemma

Il mio Dna è stato generoso in tante cose: poche rughe, niente brufoli, zero acciacchi dell’età. Ma quanto a capelli bianchi non ci siamo, caro genoma. Verso i 37 anni non mi si palesa un ciuffo candido che più candido non si può, proprio al centro della fronte? Un pennacchio imbarazzante si aggiunge alla mia già invereconda chioma crespa. E – ahimé –  un giorno ho deciso di coprirlo con potenti armi tricologiche.

La strapotere della chimica

All’inizio fu “la tinta”. Il mio parrucchiere di fiducia, a un certo punto della nostra decennale amicizia, con la sua consueta sincerità mi fa: “Giusy, sembri una vecchia, copriamo i grigi”. E quando il master hairstylist of the universe Antonio Deiana dice una cosa, bisogna obbedire senza pensare alle conseguenze, tanto si vive una volta sola. Possibilmente senza brutture. Non a caso il suo salone si chiama “Bellifuori”: a noi, della bellezza interiore, non ce ne importa un fico secco. In tempi di body shaming, body positive, body acceptance, body ***, body tutto: noi, lui e io, vogliamo essere belle. Punto.

Quindi, stavo dicendo, che bisognava coprire sto ciuffo bianco maledetto. Scartata subito l’operazione MMP  (Mio Mini Pony): niente rosa, verde fosforescente, blu elettrico e viola-melanzana-atterrita-dall’ogm. Evitato anche il castano-ramato-menopausa-incipiente non rimaneva altra chance che virare al biondo perché, come dice Donatella (Versace),

non si è mai né troppo magre né troppo bionde

Il risultato era tutto sommato decente. C’è stato anche un momento in cui, tra la keratina per allisciarli e il giallino della tinta, avevo dei capelli che sembravo un levriero afgano. Bello fuori, però.

 

Insomma, guardandomi allo specchio e specchiandomi negli occhi degli altri, provavo imbarazzo. Un senso di, come direbbero i tedeschi, “Scham und Schande” (vergogna e disonore) totale. Perché ammettiamolo: io, BIONDA, non lo potrò essere MAI. Inutile combattere il proprio destino.

Per fortuna, visto che non volevo contraddire il mio parrucchiere, in mio soccorso arrivò la dermatite al cuoio capelluto. Quando si dice avere un “grattacapo”, giusto quello si intende: un prurito insostenibile, un rossore acuto, l’apoteosi del rodimento.

Ben mi sta, che non guardo gli INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), ovvero le schifezze contenute nei prodotti chimici di bellezza. Quindi basta, fine, chiuso con la tintura. Vai di MiglioCres e integratori vari, taglia tutto per estirpare le maledette doppie punte e risiamo punto e a capo col ciuffo bianco.

La rivincita della natura

Passavano i mesi e intanto mia figlia iniziava a chiamarmi “Malgioglia”. Con i tratti spigolosi del viso che mi ritrovo (un eufemismo per non dire “ho la scucchia”), sembravo già destinata a emulare Crudelia Demon. Ma il buon Antonio aveva la soluzione: là dove usare solo tinte senza ammoniaca aveva fallito,  il naturalissimo henné poteva invece avere mirabolanti effetti.

Ora, io non ho niente contro Madre Natura, anzi. Ma da una pianta che in scientifichese si chiama Lawsonia INERMIS non è che potessi aspettarmi miracoli. E infatti. Già da un anno ricorro a questo magico espediente e da 1  a 10 sono soddisfatta 7 meno meno.

Vi spiego perché? (Sì, ve lo spiego perché devo tirarla lunga e scrivere almeno quattro volte “henné” come parola chiave altrimenti Google non indicizza un tubo).

Insomma, per fare l’henné intanto devi avere quattro ore libere per andare dal parrucchiere. Io ce le ho solo di sabato e non vi dico che gioia sia stare quattro ore con la mascherina FFP2, sentendo salire l’ansia da contagio, cogliendo l’attimo dell’appuntamento a pranzo quando c’è meno gente, recitando il Salve Regina. Che poi, alla fine della fiera, per i successivi 14 giorni ti chiudi in casa in quarantena e rieccallà la ricrescita…

Poi, se vuoi l’henné, ti mettono tutta quella specie di fanghiglia fienosa in testa che pesa come un macigno. Te ne stai lì col torcicollo, ti risciacquano con  l’idrante e tu devi essere felice perché l’henné si «posa (non viene assorbito come le tinte)» sui bianchi e si trasforma in un ARANCIONE CONVINCENTE.

Come se non bastasse, la tua testa puzza come il pollo al curry dell’Indiano per almeno 72 ore, o quantomeno finché non fai uno shampoo. E, se come minimo, questo strano fenomeno olfattivo si manifesta in sindrome premestruale, il momento “Psycho Drama Queen – Apocalypse Now” è assicurato.

Il compromesso storico

Mumble mumble. Voglia di tornare alla tinta chimica saltami addosso, ma poi mi viene la morte nera. Basta con questo henné del cavolo, mi rapo a zero (ma poi sembro comunque malata).  Il mio Super Io non mi lascia in pace, mai. Più che il parrucchiere ci vuole la psicoterapeuta (e infatti ce l’ho). Ma il mitico Antonio, finalmente, ha risolto il dilemma. Contro i miei colpi di testa, adesso usiamo i colpi di sole. In pratica, insistiamo con l’henné ogni mese (chiusure da Covid permettendo) così mi si rafforzano i capelli e non mi viene la forfora. E un pochino di chimica, ma non alle radici NON SIA MAI, la applichiamo qua e là, onde evitare di farmi assomigliare a un gallo cedrone con la cresta arancione.

Quindi le ore in compagnia dei miei amici di Bellifuori aumentano vertiginosamente: adesso passo in negozio circa sei ore. Vuoi perché mi mettono pure il Domopak e chilometri di cotone idrofilo in testa (oltre alla vestaglietta, tre asciugamani e il mantello di plastica per non sporcarmi i vestiti), vuoi perché un po’ ne approfitto e, già che devo stare lì impalata ad aspettare, mi faccio fare anche la ceretta completa, inclusi i palmi delle mani.

Un’esperienza meravigliosa. SORRIDO ALLA VITA.

Adesso sono:

  1. riccia come la principessa Disney Merida, La Ribelle-the Brave
  2. bicolore castano con riflessi miele a muzzo che rispecchiano perfettamente il mio Io interiore
  3. sensuale a media scadenza, nel senso che tra una settimana la ricrescita si vedrà di nuovo
  4. naturale con brio: al posto delle doppie punte mi si formano i nodi a nido d’ape.

Io amo il mio parrucchiere. E voi?

Comments

Elena
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Che piacere leggerti!
E che palle i ricci

Teresa
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Il mio parrucchiere non vuole farmi la frangia, perché ho la fronte bassa e il naso grosso. E il problema è che me lo dice così in faccia! In pratica è la mia Ornella.

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